La valigia

Questa città, il paese dei tuoi nonni, casa mia, casa di tua madre, il mercoledì e il giovedì, i fine settimana alterni, gli oggi però, i domani da un’amichetta, il cinema, il pattinaggio, poi doccia e subito a letto e la cena? La cena, è vero. I giocattoli da me, quelli che non sappiamo più dove mettere e regaliamo di nascosto perché se te ne accorgessi ne faresti una tragedia, i grembiuli di scuola, lo zaino con le rotelle (e per fortuna), la cintura di sicurezza (amore, te l’allacci da sola?), la merenda, la spesa, il cappotto, la sciarpa, il cappello che fa freddo, la canottiera (amore, mettiti la canottiera nei pantaloni, per favore). 
Sei innegabilmente una bambina con una valigia in mano. Un po’ lo sono tutti i bambini. Eternamente scarrozzati da una parte all’altra del quartiere, della città, del mondo per riempire ore e mezze di attività sportive, ludiche, ricreative, sociali, scientifiche, linguistiche, emozionali, comportamentali, agonistiche, ingegneristiche, spaziali. La tua valigia è mediamente piena di piccoli oggetti che scegli con cura nello spostarti da una casa all’altra. Un quadernino, una penna, qualche peluche preso solo apparentemente a caso dal cassettone dei peluche che hai sotto al letto, un binocolo o una lente di ingrandimento, uno squishy, un gioco da tavolo, delle carte, qualche volta una barbie o una lol, delle figurine, altri pupazzi senza nome. Tutte cose che rimangono regolarmente nella sacca in cui le hai infilate, adagiate accanto alla porta e che, mi rendo conto, servono probabilmente come àncora tra una casa e l’altra. Prima di dormire – è una cosa alla quale ormai sono abituato (ammesso che ci si possa davvero abituare a questo) – mi dici spesso “mi manca mamma”. Io sminuisco senza farlo davvero. Ti prendo un po’ in giro. Poi ti consolo dicendoti “ma la vedrai domani/dopodomani” oppure ti passo il mio telefono e ti dico di chiamarla. Tu mi permetti di consolarti e qualche volta, qualche volta soltanto, dici “quando sono con te mi manca lei e quando sono con lei mi manchi tu”. Io a questo non ho mai imparato a rispondere e non imparerò probabilmente mai. Fingo di non essere colpito, ti racconto storie di bambini che hanno genitori che vivono o lavorano lontano, che vedono davvero raramente. Provo a farti ragionare sulla fortuna che hai nell’avere due genitori uniti, solidali, vicini, di quanto tu possa stare con me o con tua madre senza limitazioni o privazioni, di quanto sia bello poter fare qualche volta anche cose insieme, di quanto tutto questo non sia affatto scontato anche in una famiglia normale. Raramente mi sembri soddisfatta, forse un po’ rassicurata, non soddisfatta.
Nei giorni successivi a quelli in cui sei da me, ripercorro le stanze di casa osservando il tuo fantasma che saltella tra il salotto e la cucina, che si raggomitola sul letto per guardare un cartone animato, che appare all’improvviso alle mie spalle mentre sto lavando i piatti per farmi “bu!”, che è in bagno interminabili ore per fare la cacca, seduto alla scrivania in una posa da contorsionista per fare i compiti. Raccolgo le cose che hai lasciato sparse in giro, sistemo i disegni che inevitabilmente (e per fortuna) hai lasciato e qualche volta trovo qualche sorpresa. L’altra mattina, per esempio, passavo l’aspirapolvere in camera e nella fessura tra la parete e l’armadio ho trovato un pacchetto di confetti. Non c’era finito per caso, lo avevi nascosto tu, proprio lì. Sono confetti alla menta a forma di gessetti (uguali uguali a quelli che servono per scrivere alla lavagna). Te li hanno lasciati gli elfi in una delle caselle del tuo calendario dell’avvento. Eri un po’ delusa perché quando li hai assaggiati hai scoperto che erano alla menta. Mi sono immaginato che avresti voluto portarli a scuola, mostrarli orgogliosa alle tue amiche, inscenare una scenetta divertente nella quale li avresti presentati come gessetti per scrivere e poi davanti allo sconcerto generale ne avresti morso uno. La menta rendeva impossibile tutto ciò. Così me li hai lasciati a casa, spiegandomi che, in fondo, gli elfi non possono sempre indovinare. A me questo è bastato per pensare che quel sacchetto trasparente fosse a mia disposizione. Tanto è bastato anche ad Agata che, a dire la verità, me li aveva lasciati perché potessi farteli avere tramite gli elfi e che di suo ne andava già matta. È per questo che dopo qualche giorno hai ritrovato il pacchetto sulla mia scrivania decimato della metà dei gessetti. L’hai visto, hai pesato l’entità del danno sul palmo della mano e hai fatto quella faccia che fai quando vuoi fingere di essere arrabbiata. Hai detto quel “papi” con la a lunghissima e mi hai spiegato che gli elfi li avevano portati a te i gessetti, non a me. Mi hai fatto uscire dalla stanza e quando sono rientrato i gessetti erano spariti. 
Ecco, te lo scrivo qui. Magari lo leggerai tra qualche anno, quando i gessetti saranno scaduti. Nel frattempo li ho solo spostati per passare l’aspirapolvere. Poi li ho rimessi lì. Prima però ne ho mangiato uno. Uno solo, davvero.

Sogna, ragazzo, sogna

Cara E,
abbiamo saputo che ultimamente ti stai chiedendo chi lasci davvero i regali nei cassettini del tuo calendario dell’avvento, perché qualcuno ha insinuato il dubbio. È una cosa triste. Sai, ogni volta che un bambino smette di credere in noi, non riusciamo più a entrare nella sua casa. Sappiamo che ti stai chiedendo perché veniamo a farti visita da così tanti anni nel periodo di Natale e perché, allo stesso tempo, non abbiamo mai visitato le case dei tuoi amici. Purtroppo non è una cosa che scegliamo noi. I bambini del mondo scelgono se aprirci i loro cuori, che sono le porte attraverso le quali troviamo la luce per muoverci al buio delle stanze, le chiavi grazie alle quali apriamo portoni, palazzi, fortini moderni. Tu hai scelto di credere, e questo ha creato la strada per arrivare fino al tuo calendario.
Chi c’è davvero dietro quel cioccolato, quelle caramelle, quei piccoli doni colorati che scopri ogni mattina al tuo risveglio è una domanda che solamente chi ha il cuore fermo può farsi. Cosa è vero? Cosa non lo è? Non fartelo mai spiegare da chi guarda il mondo solo attraverso gli occhi. Perché ha deliberatamente deciso di perdere una porzione di realtà che non sarà mai più in grado di afferrare.
Credi invece al tuo cuore e non dar retta a chi prova a condizionare i tuoi sogni. Il tuo cuore ha sempre ragione e tutte le favole, proprio tutte, sono vere. Sono vere finché tu le tieni in vita. 
Crescerai, stai già crescendo, diventerai presto una bambina matura, poi un’adolescente e poi una giovane donna. Le favole non ti abbandoneranno, cresceranno con te, trasformandosi con te. Un po’ alla volta si allontaneranno dalla fantasia diventando emozione, saranno una parte della tua essenza, la maniera in cui penserai e farai le cose di ogni giorno. 
Le tue favole di ieri e di oggi diventeranno reali; la forza di cui avrai bisogno, la sensibilità che ti servirà per voler bene, amare. Allora potrai smettere di credere, ma non sarà più importante. Perché la magia e la sorpresa ti avranno già resa una persona migliore. Troverai la tua lettura di ogni favola e ogni riga, ogni istante delle storie che avrai abitato diventerà metafora di bellezza, giustizia, coraggio. Simbolo del tuo saper vivere il mondo senza allontanarti dall’azzurro di tutte le cose possibili. Tu sarai dentro ogni fiaba, sarai il lupo e la principessa, la pianta di fagioli più alta che si sia mai vista, sarai un cane capace di volare e forse anche una fatina dispettosa, sarai tutti loro. 
Sarai capace di credere, saprai vedere una soluzione per tutte le cose, un rimedio per ogni tristezza, un piccolo miracolo dentro ogni gesto.
Saranno così tante e belle le cose che ti capiteranno da non riuscire più a distinguere quelle vere da quelle magiche. Ma cosa importa. Tutte le favole sono magiche. Tutte le favole sono possibili. Allora sono possibili anche le magie e se sono possibili sono vere. 
Non saranno le bacchette o le formule a farle capitare, sarai tu. Saranno le persone che il tuo cuore ha scelto, sarà tutta la fame d’incanto che stai nutrendo adesso e che non ti stancherai mai di alimentare.
Hai il diritto di continuare a crederci. E noi ti saremo sempre grati per averci ospitato e per continuare a farci vivere nel tuo cuore. Solo tu hai reso possibile tutto questo. Sogna più forte che puoi, chiudi gli occhi e resta in ascolto: li senti i nostri passetti felpati?

Ti vogliamo bene.
I tuoi amati Elfi