Tutte le parole

Babbo Natale ti ha portato un vocabolario, proprio come gli avevi chiesto. Credo che anche a lui che vede di tutto da migliaia di anni, una richiesta del genere non capiti di frequente.
È andata più o meno così. Hai visto che la tua maestra di italiano aveva un librone sopra la cattedra e che, di tanto in tanto, attingeva da esso significati che sciorinava alla classe. Non deve avervi spiegato esattamente di cosa si trattava perché ti sei chiesta per giorni cosa fosse quel librone misterioso. Quando tua madre ti ha spiegato che si trattava di un dizionario, hai fatto una di quelle espressioni di stupore e incredulità che ti fanno sgranare gli occhi e ripetere a profusione “Davvero!? Davvero!?”.
E sì, dentro quel libro gigante ci sono tutte le parole della nostra lingua. Incredibile, vero? Tu puoi pensare o dire la più complicata delle frasi che ti verranno in mente e dentro quel libro ci sarà la spiegazione di ognuna di esse, parola per parola, significato per significato.
Non ti pareva vero e hai pensato bene che se esisteva una cosa così tu dovevi averla. Una cosa magica e piena di meraviglia. A chi potevi chiederla se non a Babbo Natale?
E Babbo Natale credo te l’abbia portata gongolando, perché una bambina come te credo non la conosca nemmeno lui.
E tu hai soppesato sulle tue mani quel pacco, mi hai guardato con lo sguardo di chi la sa lunga e hai detto “credo di sapere cosa c’è qui dentro”. E c’era proprio il libro delle parole, il tuo primo dizionario. Dopo averlo aperto, lo hai sfogliato in lungo e in largo, assaporando quell’odore misterioso e travolgente che hanno i libri appena aperti e poi me lo hai passato come per dirmi “wow, ho un tesoro”. E io c’ho ficcato il naso dentro e ti ho detto “crederesti che qui ci sono proprio tutte le parole?” e tu mi hai risposto “ma tutte tutte?”. E io per dimostrartelo sono andato alla C e ho cercato cacca  e te ne ho letto il significato e tu hai riso ed era la risata di chi ha fatto una scoperta clamorosa, la risata del successo. Io ti ho guardato negli occhi e un po’ credo i miei brillassero e ho solo pensato “dio quanto sono fiero”. E ho aspettato di esser solo con te per dirti una cosa che sono certo non t’avevo mai detto. Perché in questi quasi 9 anni che ci conosciamo, penso di averti raccontato 3 miliardi di volte di quanto tu sia una bambina fortunata per esser nata, avere una casa (anzi due), una salute di ferro, e tutte le piccole grandi cose che hai e sei. E mai, credo mai, in tutto questo tempo, ti ho detto quanto fortunato io sia e mi senta nell’avere una figlia. Non una figlia qualunque, ma te. E ho voluto lo sapessi, lo sentissi dentro le parole che mettevo insieme e i cui significati semplici avresti potuto rintracciare immediatamente nel tuo dizionario, che sono il papà più felice e fortunato della terra perché ho la mia splendida, geniale, introversa, a volte timida, qualche volta lunatica, sempre e solo e semplicemente mia figlia.
E voglio chiudere questa letterina di fine vacanze con una parola che non credevo mi avrebbe mai riguardato così tanto. Sai qual è? Felice: agg. [lat. felix –īcis, dalla stessa radice di fecundus, quindi propr. «fertile»]. – 1. Che si sente pienamente soddisfatto nei proprî desiderî, che ha lo spirito sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato: è un uomo f.; essereviverecredersidirsi f.; far f., rendere funa persona;